Coach Marco Crespi dedica un articolo a Marco Cardillo

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Domenica 30 Ottobre, coach Marco Crespi, commentava su Sky Sport 1 la gara tra Enel Brindisi e Fiat Torino. I bianco-azzurri vincono in rimonta ed uno dei protagonisti è il capitano Marco Cardillo, soprannominato “Gattuso” dall’ex coach di Milano e Siena (tra le tante). E bene, Crespi ha deciso di dedicare un articolo su Facebook, dal titolo “Il Divano e il Sogno” (clicca qui per andare all’articolo originale).  Ecco l’articolo di Marco Crespi dedicato a Marco Cardillo:

Divano. Ore 15,35. Non riesci a stare a tavola. Federica sta mangiando con Francesco e Benedetta, babbo e mamma, ci sono anche i suoi genitori. L’orario non è per un pranzo troppo lungo. E’ il pranzo del post partita. Brindisi contro Torino. Campionato di serie A. Vittoria, in rimonta, dopo essere stati sotto di 16 punti. Hai giocato 29 minuti. (Da protagonista mentale ed emotivo. Meritandoti il soprannome (o hashtag) #gattuso, ndr). Un canestro da 3 punti determinante. Spinto con gli occhi contro il tabellone per sorpassare braccia e figura di DJ White. Non hai fame. Ti senti bene. Sei felice. Lo senti. Negli occhi. Lo senti dentro.
Anche a Chieti, non una vita fa, stagione 2014-15, due anni fa, eri seduto sul divano. Sempre dopo una partita. Un po’ disperso. Non ti sentivi apprezzato. Non ti sentivi riconosciuto dalla gente per quello che hai dentro, per come sei. Frustrazione e sofferenza per una persona emotiva come te.
E’ Marco Cardillo il “Tu” di queste righe. 31 anni. Nato a Benevento. Oggi capitano della Enel Brindisi. Dieci anni trascorsi giocando in serie B. DJ White, il giocatore che si è visto scavalcare da quella parabola, ha giocato in NBA quattro stagioni. Quando Marco giocava a Bari e non sempre lo stipendio arrivava, DJ aveva firmato un contratto di 2.001.167 dollari con Charlotte. E chi lo ha fatto giocare 29 minuti è Meo Sacchetti, l’allenatore che due stagioni fa portava Sassari ad un meraviglioso triplete.
Una storia. Vera, non solo perché reale. Una storia che porta a pensieri vari.
“Cardillo ? Sa giocare. Marco ? Un ragazzo intelligente. Marco Cardillo ? Uno che sa stare in campo”. Cosa sa fare ? Chiedevo per cercare un dettaglio che mi aiutasse nel parlare di lui. Tutte risposte uguali. Guardando gli appunti sembra di aver parlato solo con una persona che aveva poco tempo. No. Il contrario. Perché non si è abituati a descrivere qualcosa che va al di là della skills tecnica o fisica. Meglio. Per uno che sa cosa fare senza inutili decori non servono (anzi non si abbiano) troppe frasi. E –magari- un po’ nessuno pensava che potesse arrivare a mettere la firma su una vittoria in A1.
#gattuso”. Significa mediano. Significa saper stare in campo. Significare avere intelligenza. Di prendersi responsabilità e di fare quello che alla squadra serve in quel momento. E forse significa che, per giocare al massimo livello in Italia, queste cose contano di più di quello che a diciotto anni si definisce potenziale, ma che a 30 anni è rimasto potenziale, e pure viziato. Qualità che non si trovano nei tabellini. Ma “Motivazione e voglia danno un qualcosa in più. Sempre.” Come dice Marco. Sono un talento, che troppo volte non è cercato. Per superficialità.
“Sogno di ogni bambino giocare anche solo una partita in serie A”. Anche a 30 anni Marco lo aveva ancora. Quando gli è arrivata la chiamata di Brindisi. Lo stesso sogni di quando giocava 6 anni a mini-basket, seguendo l’esempio di mamma Benedetta (giocatrice di serie A). Non ha pensato “Forse non giocherò mai. Meglio rimanere nelle serie minori dove posso sentirmi più importante perché gioco di più”. Ambizione e sogno. Alcune volte sono battuti dalla scelta di stare dove ci sente più in area confortevole. Ma spesso scelta mediocre. Un problema del nostro sistema basket.
“Ho sempre voluto sognare, ma…” Non riusciva ad immaginarlo neanche lui. Non riusciva a pensare di essere mandato in missione speciale contro Kaukenas o Aradori. Di diventare capitano in quella che era diventata ormai la sua città. Di giocare coì tanto . Anche se subito aggiunge “Sono stato fortunato. Gli infotuni di Moore e Joseph hanno creato una necessità.” Davvero non credeva di poter sedersi su un divano e sentirsi così felice di non avere voglia di mangiare.
“L’allenamento è sacro. L’estate non è solo per cazzeggiare “. E Marco aggiunge che non è sempre stato così. Alcune volte gli bastava sentirsi un giocatore in doppia cifra nel campionato di serie B. Per auto-viziarsi (ed essere viziato). L’allenamento era il momento che avvicinava alla partita, nulla di più. “Poi quando ho visto come professionalmente ci si può allenare ho capito”. Ha capito che prima era un po’ un errore quella visione. Non vuole mai staccare. Per sentirsi bene. Con se stesso.
Una storia vera. Grazie Marco #gattuso. Oltre i luoghi comuni e il non alzare gli occhi. Anche verso i sogni.

 

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Andrea Romano
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Brindisino, classe 1990. Dal 1° Dicembre 2013 cerco di raccontare al meglio tutto ciò che riguarda la New Basket Brindisi. Da Giugno 2015 inoltre collaboro con Basketnet.it. mentre da Giugno 2016 anche con SuperBasket. Dall'Aprile 2014 al Febbraio 2015 invece ho collaborato con BasketUniverso.it.

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